L' ‘operazione militare speciale’ in Ucraina: proiettili e processi

Mario G. Losano


Dopo la fine della Seconda guerra mondiale sono scoppiate decine di conflitti nel mondo, e anche in Europa. Ad essi hanno partecipato, con o senza l'egida di un'organizzazione internazionale, anche gli Stati che in quel dopoguerra si erano dati una costituzione democratica che vietava di ricorrere alla guerra come strumento per la soluzione dei conflitti internazionali: in particolare, il Giappone con la costituzione del 1947, l'Italia con quella del 1948 e la Germania Federale con quella del 1949. Per partecipare a quelle operazioni militari senza violare, almeno formalmente, la propria costituzione, si fa ricorso a varie forme di cosmesi semantica: si parla non di guerra, ma di 'operazione di polizia internazionale', di 'peace keeping', di 'guerra ibrida', di 'guerra umanitaria', per giungere sino all'‘operazione militare speciale’ iniziata il 24 febbraio 2022 dalla Federazione Russa per "demilitarizzare e denazificare" l'Ucraina.

I problemi giuridici posti da queste non-guerre erano stati affrontati anche dal professor Luís Moita e dal generale Luís Valença Pinto nell'ambito del Departamento de Relações Internacionais dell'Universidade Autónoma de Lisboa, presso la quale anch'io tenevo spesso corsi o seminari. Da quegli incontri nacque il mio primo scritto sul rifiuto costituzionale della guerra, pubblicato nel 2017[1]: e in quel volume si sollevavano i problemi della Federazione Russa e dell'Ucraina[2]

Sviluppai questo tema presso l'Istituto Max Planck per la Storia del Diritto, a Francoforte sul Meno, che nel 2020 pubblicò in italiano il libro dove ho analizzato gli articoli contro la guerra delle tre costituzioni pacifiste ed ho ricostruito i dibattiti che hanno accompagnato l'elaborazione e l'approvazione di quelle tre costituzioni[3].

Intanto il crescente rafforzarsi dei partiti di estrema destra e degli atteggiamenti univocamente "nostalgici" del fascismo e del nazionalsocialismo mi aveva indotto – nel Corso di perfezionamento sulla Teoria critica della società, tenuto nel 2021 all'Università di Milano Bicocca – a dedicare una parte delle lezioni alle leggi razziali emanate dal fascismo nel 1938 e alle amnistie postbelliche dei ministri della giustizia Togliatti, nel 1946, e Azara, nel 1953[4].

Però, quando il 18 febbraio 2022 inviai in stampa il volume sulle leggi razziali, non potevo immaginare che la ricostruzione storica in esso contenuta sarebbe divenuta d'estrema attualità meno di una settimana dopo, quando il 24 febbraio 2022 la Federazione Russa invase l'Ucraina. Infatti, da quel momento, tutto un armamentario di concetti e di termini – che sembrava sepolto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale – tornò ad alimentare i commenti dei giornali e delle televisioni. La Federazione Russa dichiarava di intraprendere (con un'involontario richiamo alla neolingua orwelliana) non una guerra, ma un'"operazione militare speciale" contro l'Ucraina, i cui governanti venivano definiti "nazisti". Indubbiamente in Ucraina (come in quasi tutti gli Stati) sono presenti movimenti neofascisti e neonazisti, ma questo non basta né per definire neofascista o neonazista l'intero Stato, né soprattutto per invaderlo militarmente. Per le democrazie occidentali si poneva il problema di come appoggiare lo Stato aggredito e – per i tre Stati dalle costituzioni pacifiste – si poneva anche il problema supplementare di conciliare quell'appoggio militare con il dettato costituzionale che vieta la guerra o, più precisamente, vieta la guerra d'aggressione: certo, si fornivano all'Ucraina aggredita le armi per difendersi; ma se quelle armi difensive colpiscono obiettivi russi oltre la frontiera ucraina, si è o no in presenza di una violazione dell'articolo costituzionale?

Le operazioni militari si sono andate intensificando in parallelo con l'intensificarsi delle accuse verbali che si richiamano emotivamente alle dittature prebelliche. Il 20 marzo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in collegamento con la Knesset, ha paragonato la situazione ucraina alla Shoah: "La Russia parla di soluzione finale, l'invasione è diretta a distruggere il popolo dell'Ucraina ed è per questo che assomiglia a quello che i nazisti fecero al popolo ebraico durante la Shoah". Paragone subito giudicato "oltraggioso" da Yoaz Hendel, ministro delle comunicazioni israeliano. Il 4 aprile, parlando degli orrori di Bucha, Zelensky dichiarava: "Questi sono crimini di guerra che saranno riconosciuti come genocidio da tutto il mondo". Anche il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, nel maggio 2022 accusava Putin di genocidio[5]. Il 1° maggio, sull'italiana Rete 4, il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov affermava che Zelensky, ebreo, mirava al genocidio come Hitler, perché «secondo me anche Hitler aveva origini ebraiche»: l'ondata di indignazione generale obbligò il Presidente Putin a scusarsi con Israele.

In questo dibattito aspro e confuso si parla di 'genocidio', di 'nazismo' e di 'crimini di guerra' in termini puramente emotivi, e non in senso strettamente giuridico. Invece dovrà essere giuridicamente rigoroso l'esito del ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia per i "crimini di guerra" commessi dalla Federazione Russa sul suolo ucraino. E intanto, il 18 maggio 2022, i giornali annunciavano che in Ucraina si era aperto il primo processo per crimini di guerra contro un sergente russo.

"Quello che vede coinvolto il sergente Shishimarin – sospettato di aver ucciso un civile disarmato che stava andando in bicicletta nel villaggio di Chupakhivka, nella regione nordorientale di Sumy il 28 febbraio scorso – si può considerare il primo processo per crimini di guerra legato all'invasione russa in Ucraina. [...] Il processo, che sarà seguito da molti altri, costituirà una sorta di test per il sistema giudiziario ucraino in un momento in cui anche le istituzioni internazionali stanno conducendo delle indagini sugli abusi commessi dalle forze militari russe"[6].

In conclusione, la guerra in Ucraina è tornata a rendere d'attualità una serie di concetti e di termini che, dopo ottant'anni di relativa pace in Europa, ricollegano emotivamente la crisi bellica attuale agli anni più cupi delle dittature europee e della Seconda Guerra Mondiale.

 

Note:

[1] Losano, Il rifiuto della guerra nelle costituzioni postbelliche di Giappone, Italia e Germania, in Luís Moita – Luís Valença Pinto (eds.), Espaços económicos e espaços de segurança, Observare – Universidade Autónoma de Lisboa, Lisboa 2017, [751 pp.], pp. 71-87 (testo abbreviato); il testo completo (pp. 71-125) è reperibile on line, nel pdf dell'intero volume (https://repositorio.ual.pt/bitstream/11144/3037/4/Espac%cc%a7os%20econo%cc%81micos%20e%20espac%cc%a7os%20de%20seguranc%cc%a7a.pdf).

[2] Nel vol. Espaços económicos e espaços de segurança, cit. nella nota precedente: Rafael Calduch Cervera, El espacio de seguridad de la Federación de Rusia: intereses estratégicos y económicos, pp. 279-290; Edoardo Boria e Daniele Scalea, Ucraina: esiste uno spazio economico, esiste un popolo? pp. 293-312.

[3] Losano, Le tre costituzioni pacifiste. Il rifiuto della guerra nelle costituzioni di Giappone, Italia e Germania, Max-Planck-Institut für Europäische Rechtsgeschichte, Frankfurt am Main 2020, 403 pp. (testo completo online: https://www.rg.mpg.de/publikationen/gplh-14).

[4] Losano, Dalle leggi razziali del fascismo alle amnistie postbelliche: 1938-1953. Con bibliografie e testi legislativi, Mimesis, Milano – Udine 2022, 187 pp.; cfr. l'aggiornamento dell'Introduzione, p. 14. Una sintesi anche on line è in: Id., Tra lex e ius: le leggi razziste del fascismo e le amnistie postbelliche. Una nota anche bibliografica (Between lex and ius: Fascist "racial laws" and postwar amnesties. Also a bibliographical account), Max Planck Institute for Legal History and Legal Theory – Research Paper Series No. 2022-04, Frankfurt am Main 2022, 49 pp. (http://ssrn.com/abstract=4019450).

[5] Per un primo approccio alla complessità tecnico-giuridica del termine 'genocidio': Carmelo Domenico Leotta, Il genocidio nel diritto penale internazionale. Dagli scritti di Raphael Lemkin allo Statuto di Roma, Giappichelli Editore, Torino 2013, XIV-430 pp.; Pier Paolo Portinaro, L'imperativo di uccidere. Genocidio e democidio nella storia, Editori Laterza, Bari-Roma 2017, XII-294 pp.

[6] I. Sol., Processo a Kiev, il soldato russo: «Perdono». I pm chiedono l'ergastolo, "L'Avvenire", 18 maggio 2022 (https://www.avvenire.it/mondo/pagine/processo-crimini-di-guerra-ucraina-investigazioni). Il perseguimento giudiziario, nazionale e internazionale, di questi reati è molto complesso e richiederebbe un'analisi a se stante.

 

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