Il 25 aprile a Casa Gobetti

di Pietro Polito

Per festeggiare insieme l’80° anniversario della Liberazione, il 25 aprile viene aperta alla cittadinanza la casa di Piero Gobetti e di Ada Prospero, in via Fabro 6, dove i due giovani hanno vissuto fino alla partenza per l’esilio di Piero il 3 gennaio 1926. Qui il Centro studi Piero Gobetti ha la sua sede storica e qui sono conservati la biblioteca e l’archivio di Ada e di Piero. Due le proposte: la presentazione del libro di Elisiana Fratocchi, “Con esercizio costante”: tra le carte e l’opera di Ada Prospero Marchesini Gobetti, (Loffredo 2024) e il Percorso teatrale tratto dal  Diario partigiano: "E intanto sorridevo",  a cura di ViArtisti.

Com’è noto, il Diario partigiano di Ada è organizzato in tredici capitoli che corrispondono a tredici scansioni temporali, intervallate tra loro dal racconto di Ada che in modo alterno si fonda a volte sulla ricostruzione di quegli anni sulla base del ricordo, a volte si avvale di un diario da lei minutamente redatto negli anni dell’impegno.

Una delle amiche più care di Ada, Bianca Guidetti Serra, ha presentato il Diario come “un libro nuovo per le nuove generazioni” che “supera il suo tempo per giungere come una vivificante testimonianza fino ad oggi”. La cifra del libro può essere individuata in “un nostalgico riandare al passato per i vecchi amici, collaboratori, compagni di avventure”.

La straordinaria dedica che apre il Diario partigiano si può leggere ora nella sua forma autografa manoscritta sulla copertina del libro di Elisiana Fratocchi, “Con esercizio costante”: “Dedico questi ricordi ai miei amici: vicini e lontani; di vent’anni e di un’ora sola. Perché proprio l’amicizia – legame di solidarietà, fondato non su comunanza di sangue, né di patria, né di tradizione intellettuale, ma sul semplice rapporto umano del sentirsi uno con uno tra molti – mi è parso il significato intimo, il segno della nostra battaglia. E forse lo è stato veramente. E soltanto se riusciremo a salvarla, a perfezionarla o a ricrearla al di sopra di tanti errori e di tanti smarrimenti, se riusciremo a capire che questa unità, questa amicizia non è stata e non deve essere solo un mezzo per raggiungere qualche altra cosa, ma è un valore in se stessa, perché in essa forse è il senso dell’uomo – soltanto allora potremmo ripensare la nostro passato e rivedere il volto dei nostri amici, vivi e morti, senza malinconia e senza disperazione”.

Nella parte finale del libro il legame con gli amici traspare nella sua forza come un ponte tra il passato e il futuro. Alla data del 25 aprile 1945 Ada scrive queste parole: “Son corsa tutto il giorno come un’invasata, ma ho la sensazione – o l’illusione? – d’aver fatto tutto quel che dovevo. […] È strano, non mi sento minimamente eccitata: né ansia, né preoccupazione, né esaltazione: son straordinariamente lucida e tranquilla. Ma è proprio questa calma quasi incosciente il sintomo che segna per me l’avvicinarsi dei momenti più gravi”.

Di grande suggestione è la descrizione della notte tra il 27 e il 28 aprile, il giorno della Liberazione, una notte partigiana in cui non le riuscì di dormire. Ciò che turba Ada è la precoce consapevolezza “che incominciava un’altra battaglia. Più lunga, più difficile, più estenuante, anche se meno cruenta. Si trattava ora di combattere non più contro la prepotenza, la crudeltà e la violenza, facili da individuare e da odiare, ma contro interessi che avrebbero cercato subdolamente di risorgere, contro abitudini che si sarebbero presto riaffermate, e contro pregiudizi che non avrebbero voluto morire”.

Dalla raccolta di scritti di Ada, Pedagogia partigiana, a cura di Giancarla Sola, con la prefazione di Andrea Gobetti, il melangolo, Genova 2025, emerge che il nuovo nemico è l’interesse di parte, l’abitudine, il pregiudizio. Ed è un nemico da “combattere tra di noi e dentro noi stessi, non per distruggere soltanto, ma per chiarire, affermare, creare, rinnovarci tenendoci «vivi»”.

Ada teme che s’infranga la “meravigliosa identità” di quei giorni e che “nell’aria morta d’una normalità solo apparentemente riconquistata” si spenga “quella piccola fiamma di umanità solidale e fraterna” che ha sostenuto e guidato i partigiani per lunghi venti mesi.

Ma lei sa che “gli amici, e i compagni di ieri sarebbero stati anche quelli di domani” e che ciascuno degli “amici vicini e lontani; di vent’anni e di un’ora sola” si assumerà il proprio compito per “perseguire la propria luce e la propria via”.

Centro studi Piero Gobetti

Via Antonio Fabro, 6
10122 Torino
c.f 80085610014
 
Tel. +39 011 531429
Mail. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Pec. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Iscriviti alla Newsletter

Inserisci la tua mail e sarai sempre
aggiornato sulle nostre attività!