La scrivania dell'editore ideale

di Pietro Polito

Per Gobetti, nessun cambiamento può avvenire se non parte dal basso, mai concesso né elargito, se non nasce nelle coscienze come autonoma e creatrice volontà di rinnovarsi e rinnovare. Riprendendo il titolo della sua prima rivista, Piero era un editore ideale per la capacità di suscitare “energie nove”, attive nel campo culturale e sul terreno politico dal basso.

La scrivania di Piero Gobetti, una costruzione tipica dell’epoca, in legno di castagno, con cassetti a coda di rondine, risalente ai primi anni del ‘900, è stata restaurata nel periodo luglio-agosto 2022, presso la bottega Antichità Radogna - Antiquariato e Restauro Mobili Torino, Via Giovanni Francesco Napione, 30/A, grazie all’erogazione liberale di due amici del Centro studi Piero Gobetti, i cavalieri del lavoro, Bruno Ceretto, “per natura gobettiano” e di Enrico Salza che ha dichiarato: “Era importante fare un gesto di generosità e attenzione a un bene che testimonia la grandezza del più puro pensiero liberale” [1].

Dal 1° ottobre la scrivania dell’editore ideale è tornata a nuova vita nella sua casa, la casa di Piero e Ada Prospero, in via Fabro 6, dove ha sede il Centro studi Piero Gobetti che ha compiuto sessant’anni il 16 marzo 2021, in particolare nel suo studio che negli anni a seguire lo è stato della compagna e poi moglie di Piero, Ada Prospero, e di Carla Gobetti Nosenzo, direttrice storica del Centro.

La casa dei due giovani è uno dei luoghi più significativi della “democrazia del ricordare”[2]. Da via Fabro 6, Piero è partito la mattina del 3 febbraio 1926 recandosi in esilio a Parigi senza farvi più ritorno, lasciando “un esempio inesorabile d’integra libertà per l’indomani e per sempre” (Franco Antonicelli).

In seguito via Fabro 6 è stata la casa dove gli amici di Piero si riunirono con Ada un mese dopo la sua partenza e dopo la sua morte avvenuta nella notte tra il 15 e il 16 febbraio, per diventare poi, grazie all’impegno di Ada, durante la Resistenza, che Piero in qualche modo aveva previsto e di cui con le sue idee è stato uno dei precursori, una delle sedi clandestine del Partito d’Azione e un luogo di ritrovo delle minoranze antifasciste.

Casa Gobetti è oggi un punto di riferimento per tanti che si ispirano agli ideali di eguaglianza e di libertà, uno spazio aperto per i movimenti giovanili e del dissenso, nonché un luogo di azione culturale e di riflessione sulla contrapposizione insanabile tra fascismo e antifascismo, i rapporti problematici tra etica e politica, il futuro incerto, e mai assicurato una volta per tutte, della democrazia e della pace.

Con le parole di Norberto Bobbio, la casa Piero e Ada Gobetti non vuol essere soltanto un museo o un archivio», perché «non basta custodire le memorie: occorre rinnovarle, prolungarle”, ma si propone come un “luogo ideale” aperto ai giovani, per incontri, riunioni, seminari, dibattiti, gruppi di studio e di ricerca[3]. Nel solco dell’insegnamento di Gobetti che significativamente conclude il suo libro politico più importante La Rivoluzione Liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia, (1924) con queste parole: “Del resto io non mi attendo dei lettori ma dei collaboratori. E appunto a tutti i collaboratori di Rivoluzione Liberale questo libro è dedicato”[4].

La scrivania di Piero torna a nuova vita in un luogo storico di Torino che nel tempo è stato abitato, tra gli altri, da Franco Antonicelli, Giorgio Agosti, Paolo Gobetti, Norberto Bobbio, Bianca Guidetti Serra, che può essere visitato dalle scolaresche, dalle associazioni e dalla cittadinanza. Uno spazio attivo che viene vissuto quotidianamente dai giovani e dalle giovani del Centro, senza timori reverenziali e con gobettiana passione per la libertà.

La passione per la libertà ispira l’antifascismo di Piero Gobetti e tutte le pagine della rivista maggiore “La Rivoluzione Liberale”, a cui il Centro Gobetti, a 100 anni dalla sua fondazione (12 febbraio 1922), dedica il convegno “La nostra cultura politica” (27 e 28 ottobre 2022) e la creazione della casa editrice “Piero Gobetti editore” (20 marzo 1923). Le edizioni gobettiane nascono nel segno del motto alfieriano: Che ho a che fare con gli schiavi. Nel centenario della casa editrice, il Gobetti editore sarà al centro del programma di lavoro del Centro studi e l’auspicio è che il prossimo Salone del Libro di Torino 2023 sia idealmente dedicato all’editore ideale.

Per Gobetti, nessun cambiamento può avvenire se non parte dal basso, mai concesso né elargito, se non nasce nelle coscienze come autonoma e creatrice volontà di rinnovarsi e rinnovare. Riprendendo il titolo della sua prima rivista, Piero era un editore ideale per la capacità di suscitare “energie nove”, attive nel campo culturale e sul terreno politico dal basso.

Con la vita e con il pensiero l’editore ideale è l’emblema di un certo modo d'intendere il ruolo dell'intellettuale di fronte al fascismo e alla crisi della società italiana ed europea. Tra i numerosi articoli celebri che egli a ha composto alla sua scrivania, con la sua macchina da scrivere “M. 20 Ing. C. Olivetti & C., Ivrea”, spicca quello dedicato al Croce oppositore, con cui egli salutò il passaggio del maestro all’antifascismo. Dopo avere ribadito che “non è lecito essere apolitici quando si difendono le ragioni e i diritti fondamentali della critica, del pensiero, della dignità” chiarisce che “in questa battaglia che è l’aspetto più vitale della lotta tra antifascismo e fascismo, la vittoria non è questione di milizie o di squadrismi ma di sicurezza nella propria intransigenza e nella capacità di non cedere”[5].

Parafrasando e aggiornando Gobetti, “il dovere fondamentale” delle studiose e degli studiosi, il discorso vale pure per i centri studi e gli istituti culturali, è che la nostra “politica” non diventi “politicantismo”: gli uomini e le donne di libri e di scienza devono cercare di “tenere lontane le tenebre del nuovo Medioevo, continuando a lavorare “come se” fossimo “in un mondo civile”[6].

Note:

[1] P. Morelli, Restaurata la scrivania dove Gobetti scrisse pagine dedicate alla libertà, “Corriere della Sera”, giovedì 29 settembre 2022, pp. 1 e 9 e Federica Cravero, Torino antifascista, torna a nuova vita lo studio di Gobetti, “la Repubblica”, Torino, giovedì 29 settembre 2022, pp. 1 e 17.

[2] D. Demetrio, Pedagogia della memoria, Meltemi, Roma 1998.

[3] N. Bobbio, In ricordo di Piero Gobetti, in “Resistenza”, a. XV, n. 4, aprile 1961, p. 6.

[4] P. Gobetti, La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia (1924), edizione critica a cura di E. Alessandrone Perona, Einaudi, Torino 1983; ultima edizione Einaudi, Torino 1995, p. 177.

[5] P. Gobetti, Croce oppositore, RL, a. IV, n. 31, 6 settembre 1925, p. 125; ora in Id., Scritti politici (1960), Einaudi, Torino, 1997, p. 881.

[6] Ibidem.

 

Centro studi Piero Gobetti

Via Antonio Fabro, 6
10122 Torino
c.f 80085610014
 
Tel. +39 011 531429
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