Danzare ancora

di Marta Di Giulio


“La peur n'empêche pas de mourir, mais elle empêche de vivre”. - Naguib Mahfouz

Morte e Vita camminano insieme stringendosi la mano. Loro sono ovunque, presenti in ogni respiro. Vita danza attorno a Morte e celebra così la fine e l’inizio di ogni cosa. E’ una danza macabra , un’immagine che ci ricorda la durata limitata dell’esistenza e allo stesso tempo ci aiuta a portare consapevolezza verso la nostra vita. Ma la morte da Covid è inaccettabile. E’ un nemico invisibile che attacca chiunque e sembra non arrestarsi. Come scrive Pietro Polito nel suo articolo “Al momento la malattia con le sue conseguenze si rivela più forte del rimedio, il vaccino, e la cultura si mostra impotente nel contrasto alla paura”. Così abbiamo rinchiuso Vita in casa, l’abbiamo isolata, incollata davanti allo schermo per la DAD o i Meeting, a nutrirsi di tv, internet e a smettere di lavorare. A seconda dei colori le abbiamo dato la possibilità di fare shopping e qualche gita per stare in contatto con la natura per poi rinchiuderla e riaprirle le porte secondo la pericolosità della situazione. Vita si comporta come dice il Decreto, eppure “la paura della morte non impedisce alle persone di morire, essa impedisce alle persone di vivere”.

"Danser Encore" brano del gruppo HK and the Saltimbanks è diventato simbolo di protesta contro le misure sanitarie messe in atto. Su internet si trovano le immagini video del Flashmob svolto a Parigi presso Gare dell'Est. L’arte, la socialità sono un nutrimento come il cibo e l’aria e oggi che ci mancano, sentiamo il bisogno di libertà come una necessità per non uccidere la vitalità.

“La guerra ci aveva già rubato parecchi anni di giovinezza e noi non avevamo potuto ballare, i nostri coetanei erano al fronte. Avevamo una gran voglia di rifarci”. Sono queste le parole di Lidia Menapace, ex senatrice, giornalista e fondatrice del quotidiano Il Manifesto, staffetta partigiana in Val d’Ossola morta quest’anno nel reparto delle malattie infettive per complicazioni da Covid. Per lei la paura era un campanello d’allarme utile che le permetteva di capire quando il pericolo era vicino per potersi mettere in salvo. La guerra però le aveva portato via gli anni della giovinezza e questa privazione si scioglie il 25 aprile con una danza per vivere il presente, dove non c’è morale né giudizio perché esiste solo ciò che l’anima ha bisogno di esprimere per non morire.

Forse, questo 25 aprile, Vita oserà uscire di casa e urlare “È questo il fiore del partigiano morto per la libertà!”. Buon 25 a tutti. Buona libertà nell’anima di tutti.

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