Il dono della speranza

di Maria Chiara Borsa


Una volta un Califfo, alla fin di sua vita,
al Dio che adorava rivolse una preghiera:
“Ti porto, unico Dio, che limiti non hai,
quel che non hai nel tuo potere immenso:
i difetti, i rimpianti, il male e l’ignoranza.”
Ma aggiungere poteva: la speranza
(Poema sul disastro di Lisbona, Voltaire).

Con queste parole Voltaire concludeva il suo poema sul terremoto di Lisbona che, nel 1755, sconvolse a tal punto l’opinione pubblica da far dubitare in maniera concreta, per la prima volta nella storia moderna, dell’esistenza di Dio. Non era però il primo terremoto della storia, ma gli storici e gli stessi contemporanei sono d’accordo nel dire che colpì così tanto l’opinione pubblica perché giunse in un momento di grande rinnovamento culturale, sociale e scientifico per l’Europa. La medesima sensazione d’onnipotenza è facilmente traslabile al giorno d’oggi: abituati ad avere potenzialmente tutto ci siamo ritrovati a fare i conti con la nostra fragilità e con la nostra inadeguatezza. Che fare dunque? L’insegnamento importante di Piero Gobetti – fare storia del presente – si rivela un compito arduo più che mai quando quella realtà è viva e pulsante intorno a noi, la respiriamo e la temiamo più di quanto non si ammetta, ma farne storia resta il modo migliore per leggere il presente. Pietro Polito estende la portata di una nota tesi di Gobetti: come il fascismo è stato l’autobiografia della nazione, analogamente la pandemia (forse) è l’autobiografia della specie. La pandemia ci mostra che non siamo più nel mondo che abbiamo creduto di conoscere: la storia del presente può condurci a comprendere che un segno è stato da tempo superato e la nostra specie si ritrova ora in un pianeta che evolve secondo dinamiche sue, che ci sfuggono sempre di più, e in cui ogni passo può avere conseguenze imprevedibili e pericolose. Dunque l’autobiografia della specie ci dichiara estranei sulla Terra. Ci si augura sempre che, alla fine di un grande male, nasca un bene. Come nella retorica, che ci ha accompagnati nei primi mesi di lockdown, volta a far ritrovare un’unione tra esseri umani che non c’è mai stata, né forse mai esisterà poiché la pandemia ha portato alla piena luce problemi già esistenti. Ecco: la storia del presente dovrebbe impedire che siano ricacciati nel buio. Il Califfo voleva portare in dono a Dio tutto ciò che non è proprio di una divinità; poteva aggiungere la speranza dice il filosofo. Se sapremo praticare con implacabile chiarezza la rilettura della nostra storia potremmo forse anche noi accostare ai mali che ci stringono il dono della speranza.

Centro studi Piero Gobetti

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