Maestre, maestri

di Pietro Polito


Diceva Ada Gobetti: “In realtà i giovani non contestano i maestri, ma vogliono che essi siano veramente tali e che la loro autorità non derivi da vincoli formali bensì dalle loro qualità morali”.

Le 22 figure di cui si parla in Un’altra Italia  possono essere indicate come maestre ai giovani per un vincolo non formale ma morale. La loro autorevolezza proviene da una creatività spirituale e da una ispirazione profonda.

Il loro esempio ci consente di richiamare i tratti fondamentali che caratterizzano (dovrebbero) la “figura del maestro” che oggi è in crisi proprio perché nel tempo è stata declinata secondo un modello prevalentemente maschile.

Le maestre/i maestri possono interessare i giovani solo a tre condizioni: 1. che non ci si limiti a dire che cosa si deve o non si deve fare e che si faccia effettivamente ciò che si dice di fare; 2. che non si pretenda che le allieve e gli allievi siano degli imitatori e ripetano meccanicamente una lezione imparata a memoria; 3. che si sappia sollecitare la loro crescita e la loro creatività. Detto in breve, che il rapporto educativo sia fondato sulla libertà e dello spirito critico.

Come mi ha insegnato il mio maestro sommo, Norberto Bobbio, il maestro del dubbio. Bobbio appartiene all’esigua schiera dei maestri novecenteschi dell’arte del dubbio. Un’arte che ha radici antiche nel sapere di non sapere di Socrate, trova una formulazione alta nella tradizione cristiana nelle Confessioni di Sant’Agostino, ha in Descartes e Pascal due grandi sacerdoti e con l’Illuminismo trova la sua affermazione più compiuta attraverso il pensiero di Voltaire, Hume, e soprattutto Kant che porta la Ragione di fronte al tribunale della stessa Ragione. Sulla sua scrivania Bobbio aveva sempre a portata di mano l’edizione del Canti, di Giacomo Leopardi, a cura di Francesco Flora. Nello Zibaldone Leopardi afferma: «piccolissimo è quello spirito che non è capace o è difficile al dubbio».

Secondo Bobbio, lo spirito critico si sposa meglio con le posizioni intermedie piuttosto che con quelle estreme. Da lui viene un invito alla moderazione: «Sono un moderato, perché sono convinto seguace dell’antica massima “in medio stat virtus”. Con questo non voglio dire che gli estremisti abbiano sempre torto. Non lo voglio dire perché affermare che i moderati hanno sempre ragione e gli estremisti hanno sempre torto equivarrebbe a ragionare da estremista. Un empirista deve limitarsi a dire “per lo più”. La mia esperienza mi ha insegnato che nella maggior parte dei casi della vita pubblica e privata, “per lo più”, le soluzioni, se non migliori, meno cattive sono quelle di chi rifugge dagli aut aut troppo netti, o di qua o di là»[1].

Tuttavia, se c’è un aut aut che segna il nostro tempo, e rispetto al quale occorre trovare una terza posizione, non è quello tra relativismo e fondamentalismo (uso l’espressione nel senso più largo di fanatismo). Bobbio, maestro di dicotomie, direbbe che si tratta di un’alternativa mal posta. Il contrasto piuttosto è tra nichilismo e fondamentalismo e il relativismo, un relativismo responsabile, è la posizione intermedia tra i due estremi della dicotomia e in quanto tale potrebbe essere un salutare antidoto all’una e all’altra deriva.

L’assolutismo è una categoria mentale che dovrebbe essere assolutamente estranea alla figura del maestro. In particolare, Bobbio, sul piano dei valori è un fautore di un’etica relativistica, che al contrario di un’etica assolutistica, è perfettamente compatibile con la democrazia che è pluralistica ed è costituita da «un insieme di regole, il cui scopo principale è di permettere la convivenza pacifica di individui e di gruppi che hanno non solo interessi contrastanti, ma professano fedi religiose diverse o non ne professano nessuna»[2].

Nel nostro tempo l’esercizio dell’arte del dubbio nasce da un bisogno urgente di spirito critico per contrastare la manipolazione continua esercitata attraverso sondaggi preconfezionati, media privi di scrupoli se non asserviti, sofisticati dispositivi di propaganda. L’arte del dubbio è chiamata a svolgere la funzione che le è sempre stata propria: un metodo, una  guida indispensabile da applicare in maniera trasversale in ogni campo della nostra vita.

 

Note:

[1] N. Bobbio, Risposta ai critici (1984), in Id., De senectute, a cura di P. Polito, prefazione di G. Zagrebelsky, Einaudi, Torino 2006, pp. 138-139.

[2] Ivi, p. 167.

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