Il coraggio di essere coerenti
di Pietro Polito

 [Il contributo è stato pubblicato in P. Polito, Un'altra Italia, Aras edizioni, Fano 2021]
 
«Il conformismo è il peggior nemico del progresso» così scriveva Ada Prospero Marchesini Gobetti in uno dei suoi lavori dedicati alla pedagogia, uscito nell’ottobre del 1965[1].
 
Questo monito abbiamo cercato di seguire in que­sti oltre cinquant’anni senza di lei. Nel testamento sim­bolico, scritto nel novembre del 1959, quasi dieci anni prima della sua scomparsa, il 14 marzo 1968, Ada chie­deva di continuare il suo lavoro, dentro e fuori il Centro Studi, intitolato al suo Piero, per farlo vivere ancora. Ri­leggendo le sue pagine, quelle delle sue lettere, dei suoi diari, dei suoi libri, dei suoi articoli, ci si accorge che oggi, forse più di allora, avremmo bisogno di lei.
 
Ada è una persona che ha saputo raccontare di sé e delle sue difficoltà nel raggiungere un’autoconsapevo­lezza, della sua vita con Piero, della sua passione per la musica e la letteratura, del suo essere donna e madre, dell’antifascismo e della Resistenza, del suo impegno so­ciale nella ricostruzione dopo la guerra, dell’idea di una nuova educazione, con genuinità ed entusiasmo, con onestà e senso pratico.
 
Si può guardare a lei con la prospettiva dell’appro­fondimento storico e con lo sguardo rivolto all’attualità del suo pensiero e alla sua capacità di dare risposte a domande che ci poniamo ancora oggi in merito a tanti problemi che tormentano la nostra società, soprattut­to nell’ambito della famiglia, dell’educazione (non solo dei figli e delle figlie, ma in primis dei genitori), delle difficoltà di relazione tra uomo e donna, della scuola. Crediamo che Ada e il suo pensiero siano un significa­tivo punto di partenza per tentare una riflessione con­creta sulle criticità della società di oggi e che ella possa ancora vivere e parlare alle coscienze di noi persone contemporanee.
 
Tra i molti talenti che Ada ha coltivato – la musica, la letteratura, la filosofia, la politica, il giornalismo – nelle pagine che seguono l’attenzione viene posta sulla sua vocazione pedagogica. Questa vocazione affonda le sue radici nell’idea condivisa con Piero di una politica educativa, sorregge l’impegno nell’antifascismo e nella Resistenza, si dispiega pienamente e autonomamente a partire dal secondo dopoguerra, trovando la sua espressione più significativa nelle pagine del «Giornale dei genitori», da lei fondato nel maggio 1959 e diretto fino alla sua scomparsa, il 14 marzo 1968.
 
Il lavoro di Ada pedagogista è volto all’educazione integrale della persona. I protagonisti non spettatori del processo di educazione integrale sono le donne e gli uomini, i giovani e i vecchi, i genitori e i figli, le ragazze e i ragazzi, le bambine e i bambini. I valori di una educazione integrale, laica, umanistica sono i valori della ragione. Adottando un linguaggio tecnicamente filosofico, sono valori formali e non sostanziali; ricorrendo al linguaggio comune hanno a che fare con la forma piuttosto che con il contenuto, ci suggeriscono come dobbiamo comportarci, non ci dicono in che cosa dobbiamo credere o non credere. Il principio basilare dell’educazione integrale in senso laico è che non esistono valori superiori ai quali uniformarsi.
 
Tali valori ispirano l’impresa del «Giornale dei genitori». Tra i numerosi articoli in cui Ada, in forma chiara quanto efficace, espone il suo credo morale ne trascelgo uno dell’ottobre 1965 Chiarezza e coerenza, in cui affronta il problema dell’ora di religione a scuola e della facoltà riconosciuta dai regolamenti scolastici ai genitori di non avvalersene. Il suo bersaglio polemico è il «qualunquismo morale»[2]. Dopo avere affermato che i credenti hanno il diritto e il dovere di istruire i propri figli alla conoscenza dei dogmi e al rispetto dei principi in cui essi credono, Ada invita i laici a liberarsi «dalla pigrizia di un conformismo più o meno cosciente»[3].
 
I valori dell’educazione integrale sono fondamental­mente tre. Il primo valore è la chiarezza: a ogni «raffina­to tatticismo» è preferibile la chiarezza, cioè «una netta e cortese presa di posizione»[4]. Il secondo valore è la dignità: la chiarezza è il presupposto della dignità perché il senso della dignità matura in un ambiente, un’atmosfera in cui sin da piccoli si viene educati a vivere, confrontare, anche contrapporre valori e principi diversi. Il terzo valore è la coerenza, meglio «il coraggio di essere coerenti»[5]. Il me­stiere di educatore consiste nella capacità di maturare e far maturare «una chiarezza e una sicurezza di ideali in cui [l’educando] possa affondare le proprie radici traendone forza per sé e coraggio di fronte agli altri»[6]. Chiarezza, di­gnità, coerenza sono «una conquista personale» che pog­gia sulla «coscienza della propria diversità» e su «una base e una tradizione a cui è possibile appoggiarsi per costruire una concezione di vita»[7].
 
Note:
[1] Con la collaborazione di Angela Arceri e Laura Boem. A. Mar­chesini Gobetti Prospero, Vivere insieme, Corso di educazione civica per le scuole medie e secondarie inferiori, Loescher, Torino 1960, p. 10. Il libro reca la dedica: «Ai miei nipotini Andrea e Marta e a tutti i loro amici, pensando al domani». Per avvicinarsi ad Ada consiglio di partire dal numero dedicato alla sua figura, che comprende il carteggio tra Ada e Croce, a cura di S. Caprioglio, in «mezzosecolo», 7, annali 1987-1989, p. 204. Segnalo l’ottima biografia scritta da J. Alano, A Life of Resistance. Ada Prospero Mar­chesini Gobetti (1902-1968), University of Rochester Press, 2016, di cui si auspica la traduzione in italiano. Tra le pubblicazioni più recenti segnalo: E. Banfo, P. Egidi Bouchard, Ada Gobetti e i suoi cinque talenti, prefazione di G. Bouchard, Claudiana, Torino 2014; A. Marchesini Gobetti, Non siete soli. Scritti da «il Giornale dei ge­nitori» (1959-1968), introduzione e cura di A. Arceri, postfazione di G. Fofi, Centro studi Piero Gobetti, Torino, Edizioni Colibrì, Milano 2018; E. Banfo, Pam, Croak, Ugh! Ada Gobetti giornalista. Il linguaggio ‘social’ prima del ‘social’, con una mia postfazione: I valori di Ada, Centro studi sul giornalismo Gino Pestelli – edizioni effeta Vercelli 2018. Fratocchi, Come scriveva Ada Gobetti: tra narrativa e memoria, il racconto della storia, in D. Di Poce, G. E. Fratocchi, Vassallo, E. Fratocchi, Il pane e le rose. Scritture femminili della Resistenza, Bulzoni, Roma 2018, pp. 243-284; A. Gobetti, Storia del gallo Sebatiano, prefazione di G. Fofi, Edizioni di Storia e Lette­ratura, Roma 2019; B.M. Farelle, L’ansia folle del volo. Sul diario partigiano di Ada Gobetti, Aras edizioni, Fano (PU) 2019.­
[2] A. Marchesini Gobetti, Chiarezza e coerenza, a. VII, n. 10, ot­tobre 1965, pp. 6-9, 32; ora in Id., Non siete soli. Scritti da «il Giornale dei genitori» (1959-1968), cit., p. 179.
[3] Ibidem, p. 177
[4] Ibidem, p. 181
[5] Ibidem
[6] Ibidem
[7] Ibidem, p. 180.

Centro studi Piero Gobetti

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