Ma qui, così improvviso ed inatteso, vita che vince sempre sulla morte, la sua tenace forza mi ricorda che non devo lasciare la speranza.
Sul mio balcone è nato un fiorellino, nel vaso rosso, una matassa di sterpi, terra arida, visione desolante come questi giorni vuoti, di silenzio irreale. Per prendere un po’ aria e un po’ di sole, e per veder passare cani allegri, almeno loro, sempre in compagnia, sto sovente affacciata almeno un’ora, come una vecchia comare sfaccendata. Gli alberi del viale sono in ombra e spogli, ancora non sentono la primavera. Giro sui tacchi per rientrare in casa, la noia non mi lascia mai da sola, ho preso l’abitudine di registrare ogni particolare. Lo sguardo cade sopra il vaso triste e c’è qualcosa strano: c’è verde, giallo, rosso. ma è possibile? Mi avvicino, faccio spazio con le mani e si rivela: è un fiore, è piccolo, assetato ma vitale. Il cuore si riempie d’emozione. Come è arrivato fin qui? Perché proprio qui? Che uccellino distratto lo ha lasciato? Su che ali di vento ha volato? Voglio che viva, come va curato?
Non è splendentemente bello il fiorellino, nato in un campo non si noterebbe. Ma qui, così improvviso ed inatteso, vita che vince sempre sulla morte, la sua tenace forza mi ricorda che non devo lasciare la speranza. E spero che la vita che verrà un po’ assomigli a questo fiorellino, che riesca a superar le avversità, che tutti infine impariamo a dare e sappiamo badare all’essenziale, e ognuno trovi un’opportunità nella bellezza della sobrietà.