io racconto

Il tempo tra le pagine

Quel giorno lei aveva programmato di riordinare la libreria a parete che occupava il lungo corridoio d'ingresso, impresa audace e ardua visti gli equilibri instabili su cui poggiavano tutti quei libri, orientati nelle direzioni più disparate.

Egle Bolognesi

Il post it giallo sventolava appeso alla porta d'acciaio del frigorifero in cucina.

Da quando si trovava in riposo forzato a casa, Marta aveva cercato di riorganizzare quelle lunghe giornate ideando un programma giornaliero. Quel riposo forzato costringeva tutti a restare a casa da almeno un mese per “contenere il contagio”.

Così era scritto su tutti i quotidiani e così ripetevano in continuazione alla televisione, insieme ai bollettini sanitari che ormai sembravano veri e propri bollettini di guerra.

Coerente con l'intento che si era prefissata, ogni sera la donna preparava il programma per il giorno successivo. I compiti, per lei un'abitudine visto che era stata insegnante per tanti anni, erano per gran parte ripetitivi: preparare la colazione, il pranzo e la cena, rifare il letto, riordinare le stanze e diverse altre faccende domestiche. A Marta però non bastava. Ogni giorno aveva l'accortezza di inserire qualcosa che uscisse dalla normale routine. Una di quelle cose che si rimandano sempre perché non si ha mai tempo abbastanza per farle. Per esempio rimettere a posto le centinaia di fotografie rimaste nel cassetto della scrivania. Oppure mettere mano alla scelta dei capi da dismettere rimasti per anni nell'armadio. E magari riprendere a studiare inglese, provare a realizzare qualche ricetta vegetariana...insomma non c'era che l'imbarazzo della scelta.

Quel giorno lei aveva programmato di riordinare la libreria a parete che occupava il lungo corridoio d'ingresso, impresa audace e ardua visti gli equilibri instabili su cui poggiavano tutti quei libri, orientati nelle direzioni più disparate.

Chissà perché gli scaffali non sono mai dimensionati rispetto ai libri che occorre stipare. O sono troppo bassi o troppo alti e così si è costretti, anche non volendo, a inserire i libri, e a volte a incastrarli del tutto, sfruttando ogni interstizio in orizzontale, in verticale e in obliquo.

Con queste riflessioni a cui era impossibile dare seguito, Marta decise che avrebbe iniziato dagli scaffali più bassi fino al terzo livello. Lì poteva arrivarci con la scaletta a due gradini.

Gli scaffali più alti li avrebbe lasciati a Paolo, suo marito, che non aveva problemi a salire con l'altra scala. Lei, con quella, pativa di vertigini.

Si munì quindi di pazienza e iniziò il lavoro. Le caddero subito ai piedi quattro volumi in un solo colpo. Facevano parte della raccolta dei suoi gialli preferiti. Quella di Conan Doyle con tutti i racconti di Sherlock Holmes la faceva da padrone con le sue 1240 pagine.

“Cosa è stato?”

La voce arrivava dallo studio. Era Paolo che stava preparando una ricerca di studi sull'India.

“Nulla, nulla...sto solo cercando di mettere a posto un po' di libri” cercò di rassicurarlo la donna.

“Ah, bella idea, ma sei sicura di farcela entro quest'anno?”

“Quanto sei spiritoso...piuttosto vieni a darmi una mano se vuoi che faccia prima!”

rispose lei piccata.

“Adesso proprio non posso, sono nel difficile, magari più tardi...”

Lui era “nel difficile” come se decidere di riordinare quella massa di volumi fosse la cosa più semplice del mondo! Eppure li amava tutti quei libri con quelle storie e quei personaggi immersi in mille atmosfere diverse. Vedendo però quella gran massa di volumi un dubbio le venne: perché mai aveva deciso di riordinarli? e poi, cosa voleva veramente dire “riordinare una libreria”? quale principio di ordine occorreva seguire? per argomento, per autore, per dimensione, per periodo...Marta sentiva già che  quell'impresa rischiava di rivelarsi un groviglio di decisioni da prendere prima ancora di iniziare. Non era più tanto sicura dell'idea messa in programma.

Così pensando prese alcuni altri volumi sul secondo scaffale. Tra questi uno in particolare la colpì. L'immagine di copertina era indefinita, tra il grigio e l'azzurro pallido come in un cielo nuvoloso. Il titolo e l'autore erano indubbiamente di spicco: La noia di Alberto Moravia. Le pagine leggermente ingiallite testimoniavano il fatto che il libro fosse lì già da qualche tempo. Strano. Lei e il marito erano grandi lettori e se ne sarebbero ricordati.

“Paolo, hai acquistato tu La noia di Moravia?” chiese la donna facendosi sentire dal marito in studio.

“No Marta, forse l'hai fatto tu”

No, lei non l'aveva fatto, se ne sarebbe sicuramente accorta. E allora in quale altro modo quel libro era arrivato fino a loro?

Presa dalla curiosità si accomodò sul poggiapiedi della scaletta e iniziò a sfogliare il volume. Era un'edizione speciale del Corriere della Sera del 2003, cioè di diciassette anni prima, con una prefazione di Francesco Alberoni. Come ogni accanita lettrice non riuscì a fermarsi alle prime pagine. Doveva capire, immergersi in quella sequenza di parole e frasi che conducevano al “portacenere colmo di mozziconi spenti” e alla “tela lacerata” sul cavalletto, sostituita subito da una tela nuova che rimarrà intonsa. Questo lo scoprirà poi nelle pagine successive. Si, perché Marta continuò avidamente la lettura fino a quando una voce, che a lei parve provenire da un altro pianeta, pronunciò la fatidica frase:

“A che punto sei con il riordino, cara? che ne dici di mangiare qualcosa per pranzo visto che è già l'una?”

Marta alzò lo sguardo dal secondo capitolo, inserì un segnalibro con l'immagine di Testa di donna di Amedeo Modigliani e portò La noia sul suo comodino. Quel libro non poteva essere capitato per caso proprio in quel momento in cui tutto era sospeso dentro a una realtà che pareva così tragicamente irreale. E non importava quale ne fosse la provenienza. Lui adesso era lì e si rivelava in tutta la sua affascinante presenza. L'avrebbe ritrovato la sera per tuffarsi tra le sue pagine.

La donna tornò alla libreria, ripose nello stesso scaffale di prima la raccolta di Conan Doyle insieme agli altri gialli e ripiegò la scaletta a due gradini.

“Per il riordino c'è ancora tempo” rispose al marito.

Poi andò in cucina, cancellò dal post it giallo le parole “RIORDINO LIBRI” e mise sul gas la pentola per cuocere la pasta. 

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