Un'analisi critica dell'eredità del fascismo attraverso gli scritti di Piero Gobetti e la sua casa editrice.
Tra i molti "primati" e le tante innovazioni che hanno dato lustro all'Italia nel mondo arricchendo positivamente il campo dell'arte, della politica e del diritto, della scienza e della cultura, c'è anche un primato "negativo": l'ideazione di un regime politico peculiare (limitato nel tempo) —il fascismo— caratterizzato però da un'ideologia i cui tratti distintivi permangono ancora oggi nelle più diverse manifestazioni: populismo, estremismo, violenza, razzismo, sessismo, ecc.
A distanza di cent'anni dall'esperienza del fascismo storico possiamo affermare oggi che se è vero che non tutte le manifestazioni di autoritarismo (discriminazione, abuso e militarizzazione del potere, repressione del dissenso) possono essere qualificate come forme di fascismo, è altrettanto certo che le nuove democrazie autoritarie sono caratterizzate in maniera distintiva da questi disvalori.
I tratti illiberali del fascismo storico sono stati prontamente svelati e criticati da Piero Gobetti (1901-1926) una delle voci più precoci e «significative dell'opposizione al fascismo, prima che i diritti fondamentali di libertà fossero soppressi anche formalmente e la stampa venisse definitivamente imbavagliata»1.
Una tirannide, quindi, quella fascista che già dai suoi esordi al governo aveva imbavagliato la stampa e ristretto i diritti di libertà.
L'Italia sarà sempre obbligata a convivere con la responsabilità storica del primato fascista. L'esperienza tragica del fascismo dovrebbe essere monito e prima fonte di rifiuto delle derive autoritarie.
Perchè in Italia queste reazioni non sono sempre così evidenti? Perchè esiste questo paradosso tra memoria storica e coscienza democratica?
Piero Gobetti (Torino, 1901 — Parigi, 1926), organizzatore di cultura ed editore liberale, diciasettenne fondò la sua prima rivista «Energie Nove» che diresse per due anni. Nel 1922 fondò «La Rivoluzione Liberale», seguirono dopo un anno la casa editrice che prese il suo nome e nel 1924 «Il Baretti».
Ancora nel 1924 pubblicò La Rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia. Spinto da un indomito spirito antifascista si espose in prima persona nell'organizzazione dell'opposizione, venendo per questo perseguitato e vessato su ordine diretto di Mussolini. Minato nel fisico dalle ripetute aggressioni morì in esilio a Parigi.
La casa editrice di Piero Gobetti fondata nel 1923, nel panorama di una editoria sempre più fascistizzata, aveva nel suo logo il motto *Che ho a che fare io con gli schiavi?* che si collega alla formula gobettiana di rivoluzione liberale e liberatrice.
La casa editrice fu da subito portavoce delle alternative al fascismo, con alcuni titoli significativi come quelli di Sturzo (Pensiero antifascista, 1925) rappresentante della rivoluzione "moderata" dei popolari, di Bartellini con la sua "rivoluzione in atto" (1925) l'alternativa socialista al fascismo, e di Ruffini con la sua difesa dei "diritti di libertà" (ultimo libro pubblicato nel 1926 da un Gobetti già costretto all'esilio a Parigi).
La proposta didattica prevede un percorso di approfondimento specifico sul fascismo nei primi anni (1922-1926) attraverso lo sguardo critico di Gobetti e dei suoi collaboratori mediante alcuni testi pubblicati dalla sua casa editrice. Il percorso è strutturato in lezioni della durata di circa due ore ed integrato da un'attività laboratoriale da svolgersi presso l'archivio del Centro studi Piero Gobetti.
Destinatari: Classi quinte degli istituti superiori di secondo grado (classi terze per il liceo classico).
Costo: Gratuito per l'istituto selezionato.
L'analisi critica del fascismo attraverso gli scritti di Piero Gobetti e la sua casa editrice offre una prospettiva unica sui primi anni del regime, evidenziando le contraddizioni e i pericoli dell'autoritarismo.
Questa presentazione ha voluto ripercorrere il pensiero gobettiano e proporre un percorso didattico per mantenere viva la memoria storica e la coscienza democratica.
1 Ristampa anastatica de "La Rivoluzione Liberale", [Premessa e avvertenze a cura di B. Maida, D. Mayda e M. Scavino]. Torino, Einaudi, 2001.