25 aprile.
La fiera delle vanità: le contrapposizioni sulla guerra e sulla pace nel giorno più importante per la Repubblica

di Nicolò Ferraris


La festa della Liberazione nel corso dei primi decenni repubblicani è stata unitaria nell’ufficialità della celebrazione dalle forze politiche dell’arco costituzionale.
In realtà, la mancata riflessione, anche sul piano delle storie familiari e personali di ciascuno, delle responsabilità popolari nel sostegno al regime fascista, e la rimozione delle colpe collettive nazionali su colonialismo, partecipazione allo sterminio degli ebrei, e ogni altro crimine compiuto dal fascismo, hanno consentito che permanesse uno strisciante sentimento di condiscendenza verso il passato regime, cosicché la festa nazionale, nelle parole di molti, avrebbe potuto essere condivisa soltanto laddove vi fosse stata una pacificazione che riconoscesse i vinti della guerra civile. Evidentemente, un caso unico in Europa, poiché, per fare soltanto alcuni esempi, in Belgio non si subordinerebbe mai la memoria nazionale al riconoscimento delle SS della Vallonia, e in Francia a nessuno verrebbe mai in mente che la pacificazione passi per il riconoscimento delle ragioni di Vichy, per non dire della Germania, che seppure con ritardo ha poi compiuto una profonda riflessione sulle colpe nazionali, tanto da condizionare la stessa attitudine geopolitica attuale.
D’altra parte, vi è stata una forma di rivendicazione della Resistenza, da alcune componenti della sinistra, che ha di fatto sentire esclusi mondi differenti, che pure furono protagonisti della lotta partigiana. Ciò ha sicuramente costituito un secondo elemento di minore condivisione della celebrazione collettiva.
Infine, non può negarsi una differenza profonda nella memoria nazionale anche di ragione geografica, poiché il sud non ha vissuto l’occupazione tedesca.
In ogni caso, pur con tali ostacoli alla memoria collettiva, per tutti i primi decenni della storia repubblicana la celebrazione del 25 aprile è stata condivisa dai partiti dell’arco costituzionale, con una forma di sacralizzazione istituzionale che deriva dalla natura fondante che la Resistenza ha nella nascita della Repubblica e nello spirito della costituzione.
A partire dal 25 aprile 1994, con l’espulsione di Forza Italia dal corteo di Milano, e negli anni seguenti, con l’ostentato disinteresse di Berlusconi alla celebrazione, la festa è divenuta sempre più a restringersi nel campo delle forze progressiste.
La rivendicazione della purezza di quello spazio il 25 aprile 1994 ha indicato, come sempre accade per manifestazioni di pretesa autenticità etica, culturale, storica, l’inizio di una crisi della memoria condivisa, e viene da chiedersi quanto possa avere inciso negativamente, per paradosso, sulla incapacità della destra italiana riemergente in quegli anni di divenire conservatorismo europeo classico.
A partire da quel momento la celebrazione del 25 aprile è occasione per polemiche interne al mondo progressista, con la ostentata ricerca di ragioni di divisione, per dare luogo a strumentalizzazioni della data più rilevante del calendario civile.
Negli anni 2010 le iniziative più eclatanti sono quelle sorte intorno alla partecipazione della brigata ebraica al 25 aprile milanese, con il tentativo reiterato di espellerne dal corteo reduci ed epigoni da parte del mondo dell’autonomia.
A Torino la celebrazione della vittoria sul regime fascista e della liberazione dall’occupazione nazista ha subìto divisioni e contestazioni in ragione delle diverse posizioni in campo quanto alla realizzazione di una linea ferroviaria (non sono necessari commenti).
In ogni caso, da anni, secondo le singole ed episodiche questioni che agitano il dibattito pubblico nei vari momenti, le forze politiche e sociali che si definiscono eredi dell’esperienza resistenziale non trovano alcun imbarazzo nell’utilizzo del 25 aprile come momento di polemica e divisione per affermare il proprio punto di vista.
Quest’anno si è compiuto un ancora maggiore scempio, con la polemica sull’Ucraina, in cui nessuno ha ragione.
Ha avuto torto il presidente nazionale dell’ANPI a esporre l’associazione dei partigiani, assumendo una posizione netta in ordine a una questione che appare controversa e di difficile soluzione a chiunque cerchi di ragionare sia con empatia e vicinanza umana verso la popolazione civile coinvolta, sia con prospettiva storica rispetto al pericolo di un’invasione impunita.
Hanno avuto ancora maggiore torto tutti coloro che per riflesso hanno delegittimato l’ANPI per esprimere contrarietà alla posizione contingente del suo presidente (i vari commenti sullo scarso numero di partigiani iscritti, cioè l’idiozia di ritenere che per sostenere una posizione si debba aver vissuto in prima persona un fatto storico accaduto settanta anni prima). Proveniamo da anni che avrebbero dovuto insegnare qualcosa circa al rischio che la democrazia corre quando avviene la delegittimazione dei corpi intermedi.
Ha avuto torto chi avrebbe voluto impedire la sfilata provocatoria di bandiere dell’alleanza atlantica nel corteo, poiché ha reiterato quel moto di intolleranza purificatrice che è da sempre origine di violenza e sopraffazione, e di chiusura e quindi esclusività minoritaria (e, restando al 25 aprile, è l’opposto dell’incontro, nel compromesso costituzionale, tra le diverse forze che condussero l’esperienza del CLN).
Ha avuto torto, infine, chi quelle bandiere le ha portate, poiché ha cercato nell’esibizionismo, nella vanità intellettuale di provocare l’altrui (ingiustificato, per chi scrive, ma poco importa) scandalo, un’affermazione personalistica di sé (un sé personale o collettivo di forza politica) in una data che ricorda invece il sacrificio dei singoli per una vittoria collettiva e popolare.
Come è stato triste questo 25 aprile.

Centro studi Piero Gobetti

Via Antonio Fabro, 6
10122 Torino
c.f 80085610014
 
Tel. +39 011 531429
Mail. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Pec. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Iscriviti alla Newsletter

Inserisci la tua mail e sarai sempre
aggiornato sulle nostre attività!